Premettendo che ho letto con
grande attenzione la “lettera aperta
alla politica” a cura di ASMEL, condividendone appieno i contenuti, formulo alcune considerazioni.
Ci hanno tolto le scuole, le
caserme, gli ospedali. Adesso, forse,le farmacie rurali e, dopo la riforma
costituzionale, anche i sindaci. Lo Stato centrale è sempre più forte con i
deboli: pensionati rimborsati in percentuale minima rispetto a quanto spettante
dalla sentenza della Corte Costituzionale; giovani disoccupati obbligati a lavorare con voucher di importo infimo;
dipendenti Pubblici senza contratto da decenni; anziani vedovi o vedove ai
quali vogliono ridurre la reversibilità
delle pensioni; piccoli comuni ai quali sono stati tagliati 207 euro per
abitante e che si vogliono sopprimere con le buone o con le cattive, per legge
o di fatto attraverso unioni o fusioni sostenute da “un robusto sistema di
incentivazione, semplificazione e premialità”( Fassino 23 marzo 2016). E per
chi non cede al “ricatto”? No risorse, no premialità anche se è più che
virtuoso, no semplificazione, no deroghe neppure al rispetto del pareggio di
bilancio, che include anche i comuni sotto i 1000 abitanti, che comporta
vincoli peggiori di quelli relativi al Patto di stabilità e sanzioni
pesantissime per chi se ne discosta. Evviva la democrazia, evviva la parità di
trattamento. Figli e figliastri. Un processo “venduto” ieri al grido: ”ridurre
i costi”; oggi, considerato che non si sono generati risparmi, ma costi
aggiuntivi, al grido: ”meno tasse, migliori servizi”. Sulla base di quali dati certificati
questi nuovi proclami? E chi ci crede
più? Ma allora cosa c’è a monte di tutto questo? Eliminare spazi di democrazia
eliminando 6.000 sindaci, 60.030 consiglieri comunali, gli operai delle
pubblica amministrazione a costo zero, che rappresentano un impedimento ad un
disegno strategico che tende ad avere mano libera su tutto senza intralci.Vorremmo
tanto sbagliarci. Tutto ciò mentre si finanziano le banche, i concessionari di
autostrade, i petrolieri e si fanno condoni al ribasso per gli evasori
all’estero.
Questa è la minoranza cheoggi è al potere, che agisce
come la maggioranza cantata da De Andrè: “La
maggioranza starecitando un rosariodi ambizioni meschine, di inesauribili
astuzie
Coltivando
tranquillal'orribile varietàdelle proprie superbie,la maggioranza stacome una
malattiacome una sfortuna per chi viaggia in direzione contraria…”.
E noi
sindaci dei PICCOLI COMUNI d’ITTALIA, istituzioni virtuose di prossimità ed
unici autentici pilatri di democrazia,
che abbiamo come unico, sano obiettivo il bene comune a tutela del territorio, dei cittadini, della
democrazia, dell’autodeterminazione, dell’autonomia organizzativa e gestionale,
nel rispetto dei fabbisogni e dei costi standard ( dei quali chiediamo
l’applicazione), della propria identità che non si svende, del proprio
patrimonio che non è negoziabile, delle proprie
radici, siamo trattati come: “Giocattoli
di carta in mano ai pazzi” (Pierangelo Bertoli)
Eppure La Costituzione che i nostri
Padri Costituenti ci hanno lasciato in eredità è molto chiara:
art. 1) L’Italia è una Repubblica
DEMOCRATICA, la sovranità appartiene al POPOLO;
art. 5) La Repubblica RICONOSCE e PROMUOVE le
autonomie locali;
art.32) La repubblica tutela la
SALUTE come DIRITTO fondamentale del
cittadino.
Articoli vergognosamente ed impunemente violati.
In merito all’articolo 1) il caso Abetone
docet.
Noi continueremo con le nostre giuste rivendicazioni, ma dichiariamo fin
da subito la nostra disponibilità al confronto. Per questo “sui piccoli comuni
sventola bandiera bianca” in segno di tregua affinchè tutto venga azzerato per
procedere ad una riforma organica,
condivisa con tutte le associazioni rappresentative degli Enti locali
compresa ANPCI che ha esperienza da vendere conquistata direttamente sul campo
ed in trincea, di tutto il mondo delle autonomie che non è costituito solo dai
piccoli comuni: quelli che gestiscono meglio la cosa pubblica.
Confidiamo nel Presidente della Repubblica
quale garante della Costituzione e quale
estimatore del “fondamentale” ruolo che i piccoli comuni svolgono per il Paese
Italia.
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